L’Ufficio per la Pastorale degli Anziani della Diocesi di Pozzuoli affidato al diacono Antonio Paone ha inviato negli ultimi giorni una lettera alla comunità. Nella missiva si analizza la situazione della terza età nell’area flegrea e si promuove l’interesse delle comunità parrocchiali nei confronti degli anziani.

Ecco il testo della lettera…

Oggi urge l’obbligo di diventare generosamente prossimi ad ogni uomo e rendere servizio con i fatti a colui che ci passa accanto (CVII° Gaudium et Spes rispetto alla persona umana).

Oggi come cristiani viviamo ore drammatiche, pare che Dio sia morto nelle nostre coscienze e sparito dalla nostra vita, credendo di essere padroni anche della vita degli altri. La crisi investe tutti. Ma riflettiamo, questo non si verificò anche la sera del Venerdì Santo?. Anche allora vi fu confusione e smarrimento, per alcuni di loro quell’Uomo crocifisso era un fallito. Come dicono i due discepoli di Emmaus, scappati da Gerusalemme: “noi speravamo che fosse Lui a liberare Israele” (Lc 24,21).

Ma fu in quelle ore di smarrimento e crisi, che Gesù promise lo Spirito Santo “vado e tornerò a voi” (Gv 14,28). “Non vi lascerò orfani” (Gv 14,18), parole attuali e valide ancora oggi. Queste promesse sono valide per tutte le ore di smarrimento e di sconforto. Il rimedio che gli apostoli attuarono fu quello di chiudersi nel cenacolo in attesa dello Spirito Santo, forza capace di dissipare dubbi, chiarire le idee, dare coraggio, speranza e certezza.

Molto spesso siamo ingannati dall’autoconvinzione che la vita sia bella soddisfacendo solo il proprio ego, ma ciò non corrisponde al vero.

Si è convinti che più ci si diverte, più si è felici, ma ciò non corrisponde al vero.

Solo la legge dell’amore restituisce bellezza alla vita.

Dicono che i cristiani sono tanti, circa un miliardo, essi rappresentano una enorme forza e se solo volessero potrebbero cambiare le cose, invece….

Vivere a lungo è speranza di chiunque. Verso i sessanta anni si entra nella così detta terza età, il termine massimo della vita oscilla attualmente sui cento anni e permette ad un numero sempre maggiore di persone di raggiungerlo.

Con il progredire degli anni l’anziano viene emarginato generando un disagio socio – psicologico. In questo modo la società attuale prolunga la vita ma toglie l’interesse ad essa. La nostra società considera l’anziano un peso economico ciò insieme alle sofferenze e le malattie legate all’età, genera un maggior senso di solitudine e di emarginazione che lo portano a vivere in malo modo la sua vita.

Che senso ha l’anzianità?

Per il cristiano l’età và commisurata alla propria maturazione in Cristo. Per questo non basta nascere ma, occorre “rinascere”, con quella rinascita che proviene “dallo Spirito” che implica una continua conversione ai valori dello Spirito per crescere. La crescita dello Spirito non è facile, il rischio è di lasciarsi prendere dalla stanchezza e ripiegarsi su se stessi cadendo nell’apprensione e nell’ansia.

L’anziano credente sa donarsi fino alla fine, nonostante comprensibili oscillazioni dello spirito causa di stanchezza psicofisica, sofferenze provocate dalla perdita di persone care, mancata comprensione dei propri cari, carenze di assistenza adeguata, che avrebbe diritto ad avere, e nonostante lo stato d’apprensione che genera la sensazione di una morte più prossima. La fede gli consente di reagire, certo che il Signore gli sia vicino e si affidi a Lui. E’ la fiducia in Dio Padre, che aiuterà l’anziano a non ripiegarsi su interrogativi del passato che già appartiene alla Misericordiosa comprensione di Dio.

L’anziano ha diritto ad una sistemazione adeguata ed ha l’esigenza di comunicare con esseri umani non sostituibili dai mass media.

L’anziano è spesso sfruttato dalla propria famiglia. Approfittando della sua diminuita resistenza, o peggio ancora, è costretto a restare solo a causa di un allontanamento o addirittura abbandono da parte di questi impegnati a creare nuovi nuclei famigliari. A tal proposito per timore d’essere considerato come una persona inutile tenta di strafare, ma il suo obiettivo non è quello di prolungare la sua esistenza biologica ma solo di avere spazio, libertà, tranquillità e considerazione. Lo stesso passaggio da lavoratore a pensionato può creare stati di sconforto, non accettando la perdita delle proprie forze che tendono alle infermità.

La Diocesi di Pozzuoli ha una popolazione di circa 600.000 abitanti, di cui il 30% cioè 180.000 sono anziani. 18.000 infermi. 3.600 terminali. I ritardi nel dare risposta ai problemi di carità sono tangibili, una mentalità che dia pronte risposte ai vari bisogni dell’anziano è ancora restia ad accogliere questo Soffio dello Spirito Santo. Alcune parrocchie cominciano a considerare le persone ultime, formulando un programma che in realtà non è altro che vivere e testimoniare il Vangelo ed il Direttorio Pastorale. Viene da domandarci che senso abbia l’insegnamento di S. Giovanni “figlioli, non amiamo a parole e con la lingua, ma con i fatti e nella verità” (1 Gv 3,18).

La Parrocchia è una comunità di credenti, uomini che vivono e rendono presente oggi la Storia della Salvezza.

La parrocchia è chiamata a svolgere tre funzioni vitali tra loro complementari:

  1. La conoscenza e la diffusione della Parola di Dio;
  2. La celebrazione della fede nei Sacramenti;
  3. La testimonianza attraverso l’amore e il servizio ai fratelli.

Ciascuno secondo il dono di Dio deve diventare protagonista in questa comunità viva e dare il suo contributo affinché la parrocchia diventi collettivamente segno di salvezza. I fedeli non sono la controparte del parroco, ma con lui corresponsabili della vita di fede, di preghiera e di carità. La partecipazione e la responsabilità comune offre alla Chiesa nuove possibilità, sarà espressione di lievito nel mondo di una vera trasformazione. Un buon programma pastorale prevede la conoscenza dei vari bisogni della parrocchia, di suscitare generosità, di trasformare le sofferenze e le problematiche di molti.

Per essere credibili, quindi la parrocchia deve conoscere:

  1. Le sofferenze e i bisogni del proprio territorio;
  2. Concretizzare strategie e progetti;
  3. Proporre la formazione di quanti s’impegnano nella pastorale della carità;
  4. Creare occasioni d’incontro e di sinergismo con le strutture pubbliche.

Mi chiedo quanto tempo i parroci hanno a disposizione per avviare una buona pastorale per gli anziani?, quando incontrarci con i parroci e avere il contatto con gli animatori parrocchiali?, formulare attività formative per il volontariato per la ricerca sulle povertà del territorio?, trovare le risposte ai bisogni?.

Chiedo ad ogni parroco di presentare almeno due referenti, riconoscendo ad essi un particolare carisma agli anziani.

Affinché possano essere strumento attraverso il quale la carità Evangelica possa sviluppare un servizio di coordinamento in tutte le realtà della Diocesi.

Solo se si è Eucaristia la pastorale degli anziani può avere un buon esito.

Infatti Paolo dice “vi esorto dunque fratelli per la misericordia di Dio ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente santo e gradito a Dio” (Rom 12) è come se dicesse “fatevi Eucaristia” quindi non basta celebrare l’Eucaristia ma siamo chiamati tutti ad essere Eucaristia.

E’ chiaro che solo pronunciate dal sacerdote queste parole hanno il potere ministeriale di rendere presente il Corpo di Cristo, ma tutti i fedeli possono e devono dire dentro se stessi e nel proprio sacerdozio regale “prendete e mangiate tutti questo è il mio corpo offerto per voi”.

 

Buon Natale

Diacono Antonio Paone

Direttore della Pastorale Anziani.