“Voi per me siete come Gesù”. A marzo del 2017 papa Francesco si rivolgeva così ai detenuti del carcere di San Vittore. Sono parole forti che non erano dirette solo ai detenuti del carcere milanese ma a tutta la popolazione carceraria. È con il rinnovato impegno della Chiesa nei confronti di chi vive la sua vita dentro le mura che la Caritas Italiana, seguendo le parole di papa Francesco ha indetto il Progetto Nazionale Carcere.

La Caritas di Pozzuoli è stata la prima in Campania a metterlo in pratica. “Oltre le mura e i pregiudizi” è il nome del progetto della Chiesa locale che è condiviso con la Pastorale Carceraria Diocesana diretta da don Fernando Carannante e il Centro Educativo Diocesano “Regina Pacis” diretto da don Gennaro Pagano.

Si tratta di valorizzare una lunga esperienza che la Diocesi ha accumulato nel corso del tempo grazie all’impegno nelle due carceri del territorio: la Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli (di cui è cappellano lo stesso don Fernando) e l’Istituto Penitenziale Minorile di Nisida il cui cappellano è don Fabio De Luca.

«La Caritas Italiana ha ritenuto opportuno coinvolgere le Caritas diocesane nell’opera di accompagnamento dei reclusi – spiega don Giuseppe Cipolletta, direttore della Caritas Diocesana di Pozzuoli – il nostro progetto va oltre e non si ferma all’attività all’interno del carcere che è da supporto a quello che già viene portato avanti dai cappellani e dai tanti volontari. Noi pensiamo che sia opportuno coinvolgere la popolazione e soprattutto i giovani ad avvicinarsi a questo dramma. Vogliamo sensibilizzarli al tema importante che tocca da vicino la nostra realtà. Abbiamo già stabilito, per esempio, un programma di incontri nelle scuole perché vogliamo far conoscere ai nostri ragazzi quanto già viene svolto nelle carceri e in che modo loro e i loro insegnanti possono collaborare come volontari».

Tra gli obiettivi del progetto c’è la sensibilizzazione della comunità cristiana e civile coinvolgendo le scuole secondarie di primo e secondo grado, gli oratori e le parrocchie e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica con incontri rivolti agli adulti. I promotori hanno voluto anche pensare ad un sostegno a quanti vivono in una situazione come la detenzione domiciliare. In questi casi il soggetto pur avendo a disposizione un’abitazione non può far fronte alle esigenze economiche. In queste situazioni si interviene con il progetto accompagnando i detenuti dal punto di vista psicologico ed eventualmente con un sostegno economico per il pagamento delle utenze, delle spese per l’abitazione e della quotidianità.

I componenti dello staff del Progetto aiuteranno la persona coinvolta ad uscire dallo stato di difficoltà. Un’altra attività di accompagnamento sono le borse lavoro per l’inserimento sociale destinate a quattro donne della Casa di Pozzuoli e tre per i giovani dell’Istituto di Nisida. Infine il Progetto prevede l’accoglienza residenziale e il reinserimento sociale dei giovani nella Casa papa Francesco del Centro Educativo Diocesano a Quarto. Per loro si svolgeranno attività laboratoriali e di formazione.